- Quali sono gli impatti ambientali di un parco eolico marino galleggiante?
La valutazione degli impatti di un parco eolico marino è molto dettagliata. In generale, è dimostrato che i parchi eolici marini minimizzano e, anche, azzerano tutti gli impatti tipici degli impianti a terra e le interferenze con le attività costiere, di navigazione e di pesca. La tecnologia che usa strutture galleggianti permette un maggiore distanziamento dalla costa rispetto alla tecnologia a fondazione fissa, portando a un’ulteriore minimizzazione di impatti, come quello visivo.
Secondo una ricerca della Plymouth University, l’eolico marino può avere un impatto positivo anche sulla fauna marina, in quanto le strutture galleggianti delle turbine possono ricreare un habitat simile a quello delle barriere naturali.
Infine, l’energia eolica riduce significativamente le emissioni di CO2 senza minacciare la sicurezza energetica o la fauna marina.
L’area individuata per il parco è interessata da una fascia abbastanza localizzata tra i 100 e 200 m di profondità con bassa intensità di pesca. Le principali aree per la pesca sono localizzate dove la profondità supera i 200 metri e in particolare a circa 500 m di profondità. Abbiamo già avviato una interlocuzione con le associazioni di riferimento.
Abbiamo indicato la realizzazione della sottostazione in prossimità di Porto Badisco (Località Fraula) a Sud di Otranto perché riteniamo sia l’approdo migliore in termini di minimizzazione degli impatti marini e terrestri. Tuttavia, la ragione per cui abbiamo scelto di iniziare da una consultazione preliminare (scoping) è proprio per definire al meglio i contenuti dello studio di impatto ambientale per la successiva procedura di VIA.
I parchi eolici marini esistenti dimostrano che ci sono significative ricadute positive anche sul settore terziario e che questo tipo di impianti funziona come volano per le infrastrutture del comparto turistico. Legambiente ha individuato un interesse anche in Italia per la visita di questi parchi tanto da creare una guida nazionale: riteniamo che Odra Energia possa diventare meta di un vero e proprio eco-turismo anche in questa bellissima terra, magari in bassa stagione.
La filosofia che guida Nadara e BlueFloat Energy prevede la condivisione del valore generato alla comunità in cui viene prodotto.
Nadara, ad esempio, ha lanciato un’iniziativa di lending crowdfunding all’interno del programma “Coltiviamo energia” per il parco agrivoltaico di Landolina a Scicli, in Sicilia.
L’iniziativa si sviluppa attraverso un prestito remunerato, in modalità crowdfunding, permettendo ai cittadini di Scicli e siciliani di partecipare alla realizzazione e alla vita dell’impianto, ricevendo una remunerazione annuale sul prestito effettuato.
Abbiamo avuto una serie di incontri con interlocutori locali sia per presentare il progetto e poterne raccontare, fin dal principio, le caratteristiche distintive sia per discutere potenziali collaborazioni scientifiche con università ed enti di ricerca.
È ancora presto per dirlo con certezza. Abbiamo già incontrato le autorità competenti del porto di Brindisi per i primi sopralluoghi e valutazioni. Tutte queste attività sono generalmente svolte in zone portuali o retroportuali.
Favorire l’occupazione locale e forniture a filiera corta sono pratiche consolidate e formalmente espresse nelle politiche aziendali dei proponenti.
L’obiettivo è chiaro: mantenere un forte presidio di responsabilità e sostenibilità su tutta la catena di fornitura e massimizzare la ripartizione del valore generato sul territorio.
Sono pochissime le aziende al mondo in grado di produrre pale eoliche di questo genere e uno di questi produttori ha proprio sede in Puglia, distante poche decine di chilometri dai luoghi dove intendiamo assemblare i componenti.
In primis la creazione di migliaia di posti di lavoro e occupati locali nonché opportunità anche ricadute positive sul settore terziario.
Le torri eoliche sono realizzate in acciaio e possono essere riciclate al 100% con tecnologie esistenti, mentre le pale costruite in fibra di vetro e resina e, sempre di più, in fibra di carbonio possono essere riciclabili fino all’85%, anche se ad oggi mancano ancora gli impianti dedicati. Sicuramente il progetto si avvarrà delle BAT (Best Available Technologies, le migliori tecnologie disponibili) e sta già monitorando alcuni leader nella produzione di turbine eoliche, che stanno sviluppando processi che permetteranno il reale riciclo completo delle pale, con un obiettivo di produzione su scala industriale entro tre anni.